Siamo noi stessi i limiti per i nostri sogni, al pari di quanto siamo noi stessi i geni che li potranno esaudire.

Roberta la Viola

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mercoledì 4 dicembre 2013

Confrontarsi nell'intenzione, scontrarsi nelle passioni.

Quanto è dura far capire il proprio punto di vista a qualcun'altro?
A volte sembra quasi di essere lontani anni luce, di sentirsi talmente incompresi da essere isolati in uno spazio e in un tempo nei quali la percezione della verità sembra più sfuggente che mai.
Non sarà che proprio la ricerca della verità sia l'atto fallimentare?
Quando siamo convinti di aver ragione e di essere i detentori della verità assoluta, a mala pena riusciamo a guardare in faccia l'altro.
Ci sentiamo sconfitti nel confronto, e avviliti dallo scontro, esausti per le energie che abbiamo liberato e lanciato nella discussione con l'altro.

Ma forse dovremmo prima di ogni altra cosa chiederci se entrambi non si abiti dalla parte giusta,
la percezione soggettiva che abbiamo della nostra esperienza ci dovrebbe ricordare che spesso non c'è un vincitore.
 

Come è difficile confrontarsi quando la ricerca riguarda proprio quella ricerca della verità inesistente.

Ognuno ha la propria.
La sofferenza, il dispiacere, ci rendono vulnerabili e dal confronto, con le passioni, ci ritroviamo in balia delle tensioni che creano lo scontro.

Nessuno lo avrebbe voluto, eppure ci si trova ad annaspare per cercare la via d'uscita.

La tanto nominata causatività, la responsabilità delle proprie azioni, basterebbe chiedersi quanto rifaremmo ciò che abbiamo fatto, quanto siamo convinti che il nostro comportamento prima che una reazione è un'azione.
La scelta, il decidere perchè si sente che ciò che si è fatto lo si rifarebbe.

Responsabilità.

Questo post è dedicato a tutti quelli che ritengono di abitare nel paese delle verità assolute, a tutti quelli che giustificano il proprio comportamento perchè le loro azioni sono reazioni.
Ed anche a chi riesce a farsi carico delle proprie azioni senza la fustigazione.