Siamo noi stessi i limiti per i nostri sogni, al pari di quanto siamo noi stessi i geni che li potranno esaudire.

Roberta la Viola

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lunedì 27 maggio 2013

Emozioni

Ancora una volta, mi è capitato di portare in aula questo argomento, ed ancora una volta un dato si è esplicitato: la maggior parte di noi sperimenta la necessità di nascondere le proprie emozioni, emozioni che volontariamente celiamo perché ...  le risposte sono tante, c'è chi dice che sarebbe disdicevole, o chi ha accettato la cultura de "i bambini si baciano mentre dormono".



Insomma sperimentiamo spesso questa necessità del nascondere agli altri ciò che proviamo, come dire è sconveniente farsi vedere in lacrime, è sconveniente dire ciò che si è provato, è sconveniente aprirsi e raccontare all'altro ciò che ho sentito in una determinata situazione.



Qualunque sia il motivo per il quale decidiamo spesso di non accogliere e vivere apertamente le nostre emozioni, certamente è necessaria una rieducazione che ci aiuti a vivere meglio gli stati emozionali che in ogni istante di ogni singola giornata pervadono il nostro corpo e il nostro animo.

Del  resto, anche chi decide di sminuire i propri stati emozionali, di non accettarli, in realtà rifiuta ciò che non può non vivere e sentire, le emozioni sono la conseguenza imprescindibile di ciò che dall'esterno e da ogni parte arriva ai nostri recettori.
Possiamo controllarne l'insorgenza? Decisamente no.
Possiamo gestirne però la durata, l'intensità, questo sì.

Erroneamente, si è spesso convinti che imparare a gestire le emozioni sia corrispondente ad una snaturalizzazione del nostro sentire, mentre imparare a gestire significa sentire e godere delle proprie emozioni, senza soccombere ad esse, proprio quando si tratta di emozioni negative che ci indurrebbero a comportamenti indesiderati.
Insomma, chi rifiuta le proprie emozioni, credendo che siano inutili, in qualche modo sta affermando che esse non siano invece la spinta per i nostri comportamenti.
Ciò che facciamo è in larga misura la conseguenza di ciò che abbiamo provato un instante prima di agire.

Accettare, riconoscere, accogliere e poi gestire i propri stati emozionali, significherebbe vivere serenamente la relazione con noi stessi, imparare a conoscerci meglio.
Fare questo porterebbe anche ad un'altra piacevole possibilità: migliorare le nostre relazioni all'esterno, migliorare i rapporti con le persone che frequentiamo ogni giorno.
Le emozioni, un argomento infinito dalle infinite riflessioni, e come sempre preferirei non dilungarmi oltre.
Chiuderei questo post con una frase meravigliosa, già inserita nella sezione "In prestito da ..." e questa volta il prestatore silente è Aristotele con:

La felicità è un segno di potenza.




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